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ARTICOLI
LAVORARE IN GRUPPO
- Gruppi di discussione e sensibilizzazione
FUMO E FUMATORI:
UN'ESPERIENZA DI SENSIBILIZZAZIONE DI GRUPPO
BARBARA ROSSI, psicologa
ROMA, 6 e 7 FEBBRAIO 1997
CONVEGNO NAZIONALE
PREVENZIONE PRIMARIA E SALUTE MENTALE
L'esperienza cui si fa riferimento è stata
realizzata grazie alla collaborazione tra la nascente Unità Operativa
di Psicologia dell'USL di Modena e la Medicina di Base.
Ancora oggi si tende spesso a sottovalutare il problema fumo e le iniziative
intraprese, come se si trattasse di un discorso sterile e inutile.
Anche desiderare di smettere di fumare e non riuscirci può diventare
un problema, che ha a che fare con lo star bene con se stessi.
Per capire questo discorso di promozione della salute, del fumo come scelta,
è stato però necessario un lungo lavoro di progettazione
e chiarificazione (1), ancora in corso.
All'inizio i medici di base, osservando quotidianamente i danni provocati
dalle sigarette, si sono fatti promotori dell'iniziativa contro il fumo,
che prevedeva un percorso individuale dei fumatori col proprio medico
e un successivo lavoro di gruppo, con i pazienti più recidivi,
in collaborazione con gli psicologi dell'USL.
D'altra parte anche gli psicologi, attivati in un secondo tempo, erano
motivati dall'aver incontrato, seppur marginalmente rispetto ad altre
problematiche, diverse situazioni cliniche legate al fumo: depressioni
reattive a patologie organiche, difficoltà di elaborazione del
lutto per la perdita di persone care, decedute per tumore, fino al dramma
sconcertante delle donne mastectomizzate che si interrogano sul loro futuro,
sempre più incerto.
Era difficile però pensare a quale intervento integrato mettere
in atto, di fronte a un discorso così "scottante", ovvero
il come realizzare quest' esperienza, con quale senso, con quale metodo,
quale conduzione, cercando di integrare la presenza e lo stile di due
professionalità diverse, poco abituate ad operare in sinergia.
Tutti eravamo quindi molto perplessi all'inizio di quest'esperienza, un
po' incuriositi e un po' titubanti. Non era chiara l'utilità e
il senso di un lavoro di questo tipo. Il tutto sembrava molto "fumoso"
e poco chiaro, ma intrigante, per cui valeva la pena provare. Era una
sfida professionale anche per noi, andando ad esplorare un nuovo campo
operativo. Certo, altre esperienze erano state realizzate, soprattutto
in America, con una metodologia di tipo comportamentale, che però
risultava troppo lontana dalla nostra tecnica e metodologia psicodinamica.
Si trattava quindi di inventare un nuovo modo di accostarsi al problema.
La paura era che non servisse a nulla, se lo scopo era smettere di fumare.
Con quale pretesa, d'altronde, potevamo porcelo come obiettivo?
Più realistico era il proporsi di riflettere sul problema della
dipendenza da fumo, valorizzando il gruppo come risorsa, da cui trarre
spunti di riflessione, confrontandosi sulle motivazioni a fumare, sulle
strategie più funzionali nel ridurre i danni, sui punti di debolezza
da proteggere.
Dal punto di vista teorico ci siamo ispirati alle conoscenze e all'esperienza
acquisite coi gruppi di sensibilizzazione, in cui cruciale è lo
sperimentare e l'apprendere dall'esperienza (De Polo, 1994).
Eravamo consapevoli infatti che tutti i tentativi realizzati fino ad ora
contro il fumo (dai cerotti, all'ipnosi, alle campagne propagandistiche.....)
si erano rivelati pressochè fallimentari, alla prova del tempo.
E benchè sia tuttora risaputo che il fumo danneggi la salute del
consumatore (Arnao,1982), che sia intuitivo che le sigarette coinvolgano
oltre alla bocca, altri aspetti più profondi (il fumo immerge l'uomo
in un'atmosfera "magica"), o che il fumo possa regolamentare
la comunicazione (Lesourne, 1984), queste conoscenze sembravano inutilizzabili.
Si poteva quindi provare a lavorare proprio su questa difficoltà.
Schematicamente, si potrebbe dire che l'iniziativa
si proponeva come obiettivi:
1) la sensibilizzazione di un gruppo di persone dedite al fumo rispetto
al disagio connesso a tale problematica;
2) la promozione di una maggiore attenzione al proprio benessere e ai
propri sogni/bisogni;
3) una riflessione sul rapporto tra fumatore, non-fumatore e sigaretta,
in modo da comprendere meglio ciò che facilita e sostiene la motivazione
a smettere di fumare, per immaginare percorsi alternativi alla dipendenza
da fumo.
4) di conseguenza, la prevenzione dei danni organici legati al tabagismo;
Per il primo gruppo, composto da 11 persone, sono
stati realizzati 5 incontri, condotti dalla psicologa del SIMAP (2) e
da un medico di base.
Per partecipare al gruppo requisiti erano: l'essere intenzionati a smettere
di fumare, essere motivati ad un lavoro di gruppo e l'aver concluso il
percorso individuale col proprio medico curante (colloqui ed esami di
laboratorio).
Ampia è stata l'adesione al progetto, forte la motivazione a partecipare
al gruppo, nonostante le considerevoli difficoltà organizzative
(tra ferie, comunicazioni tra servizi diversi, difficoltà di ritagliare
tempi e spazi nel sovraccarico di lavoro, distribuzione di compiti e competenze,
mancanza di finanziamenti......).
Lo scopo esplicitato anche negli incontri era di favorire una riflessione
sul problema che accomunava tutti coloro che partecipavano agli incontri,
ovvero il voler smettere di fumare, senza esserci ancora riusciti.
La conduzione, a orientamento psicodinamico, come si diceva, prevedeva
un ruolo più attivo da parte della psicologa, mentre il medico
fungeva da osservatore, con la possibilità di intervenire, preferibilmente
alla fine dell'incontro, in modo da funzionare anch'egli da ponte, in
quell'area tra soma e psiche.
L'idea era quella di favorire la coesione gruppale, ponendo le condizioni
per una libera comunicazione e interazione, segnalando ciò che
avveniva nel "qui ed ora", lavorando prevalentemente sulle dinamiche
del gruppo.
Sono stati toccati vari aspetti:
dalla presentazione di Sè, al rapporto difficile tra Sè-fumatore
e Sè-non fumatore (era condivisa l'idea di non pensare alle sigarette
solo mentre si dormiva), la difficoltà di riconoscersi come persone
al di là del fumo (i visi erano riconosciuti in base al numero
di sigarette fumate anzichè dai loro nomi, solo nel 4° incontro
si sono interrogati tra loro per sapere come chiamarsi, nè c'era
altro da dire che non fosse il fumo, nonostante gli spunti offerti al
riguardo), l'ambivalenza (il quesito era "ma se smetto di fumare,
come faccio a fumare le sigarette?"), i sensi di colpa (mi vergogno
pensando di aver fumato persino prima di entrare in sala operatoria?!.....Se
mio marito sapesse che fumo ancora, dopo l'intervento....), il rischio
di ricaduta (se smetti poi chi ti assicura che non ci ricadi?....C'è
chi è andato fuori di testa smettendo di colpo....), la paura (si
può superare la paura di smettere?! ...Non è quel mostro
che non posso neanche affrontare?!), la difficoltà di tollerare
le emozioni negative e affrontare le situazioni di stress (tutti erano
stati "taglieggiati" dal fumo, con interventi chirurgici personali
e/o lutti), il condizionamento pesante che il fumo esercita nella vita
di ognuno, andando a coprire altre problematiche forse più difficili,
la pesantezza dei non detti, l'importanza di poter parlare di questo problema
con altri fumatori, da cui non ci si sente stigmatizzati.
Dall'urgenza mostrata nel primo incontro, in cui si susseguivano vari
discorsi, passando freneticamente da un argomento all'altro, nel tentativo
di capire e risolvere tutto e subito, senza lasciare spazio al pensiero,
e dopo le tonalità depressive e ansiogene del secondo incontro,
si è arrivati al terzo in cui non si sapeva più che dire.
Ed è stato un momento di svolta, per iniziare a incontrare l'altro,
giocando.
Così, dall'idea paralizzante di non pensare al fumo solo quando
si dorme, si è passati a pensare al come risvegliare quella parte
di sè che sta dormendo e che non ha bisogno di fumare. Che è
un altro modo per pensare alle proprie risorse e potenzialità inespresse.
Cruciale al riguardo è stato l'uso del role-playing, come possibilità
di giocare la parte di un altro e di sentire altre emozioni e modi di
essere, visualizzando le proprie paure, le proprie ansie, i propri ideali,
osservandosi dall'esterno. Chi ha giocato, infatti, è tornato nel
gruppo successivamente annunciando con fierezza e stupore la sua conquista,
cioè di aver smesso o di aver ridotto drasticamente il numero di
sigarette. Si è trattato quindi di uno strumento funzionale al
cambiamento, da tenere in considerazione nella realizzazione di un prossimo
gruppo.
Non è mancato anche chi si è reso conto di non voler smettere,
di essere venuto per dimostrare che anche noi (medici, psicologi, gruppo..)
non saremmo riusciti nell'impresa, ed è stato importante discutere
anche di questo, pensando al fumo come scelta.
Un bilancio quindi tutto sommato positivo, sia dal nostro punto di vista
di conduttori, sia dal loro punto di vista di "pazienti".
Non è stato comunque semplice vivere questa esperienza.
Faticoso è stato essere presenti ogni volta in modo costante, una
difficoltà che all'inizio si nascondeva dietro i disguidi organizzativi,
forse non casuali. Ad esempio, nonostante i criteri di selezione fossero
stati esplicitati con i medici invianti (che funzionavano da filtro),
nel gruppo abbiamo ritrovato tre persone "costrette" a partecipare
dal marito o dalla moglie o dal medico, e che di fatto hanno interrotto
subito gli incontri. Queste difficoltà fanno riflettere sull'importanza
di un'accurata selezione delle persone partecipanti al lavoro, al ruolo
cruciale degli incontri preliminari di preparazione col medico, al valore
positivo di una coordinazione integrata di medico e psicologo all'interno
del gruppo.
Ci piace sottolineare al riguardo il gioco degli scambi non verbali: nei
primi incontri gli sguardi ricercavano prevalentemente il sostegno e l'incoraggiamento
del medico, e il suo non colludere ogni volta con questa richiesta implicita
di aiuto ha permesso gradualmente un'attenzione maggiore e più
equilibrata al gruppo e allo psicologo. Un passaggio che si è accompagnato
all'apertura verso un pensiero più riflessivo, meno dipendente
dall'approvazione di altri.
Il gruppo ha quindi aumentato la fiducia di base di ognuno, sollecitando
le persone a trovare una propria strada, un proprio percorso, più
coerente coi propri bisogni-sogni-progetti.
In particolare, degli 11 fumatori, 2 hanno smesso completamente, 3 hanno
ridotto drasticamente il numero (da 1-2 pacchetti al dì, a 4-5
sigarette al dì), 1 ha ridotto il numero passando a circa 15 sigarette,
1 non ha modificato abitudini, 1 ha interrotto successivamente, 3 hanno
lasciato subito il gruppo (i disguidi di cui si diceva); in altri termini
ben 6 persone hanno avuto cambiamenti significativi su 8 che hanno seguito
il percorso. Un successo davvero insperato, per un gruppo così
breve.
Valuteremo nel prossimo follow-up (tra 6 mesi e un anno) quanto efficace
e duratura può risultare questa strategia, che non dà prescrizioni,
ma che lavora sulla difficoltà di utilizzare le informazioni che
si possiedono. Per il momento abbiamo apprezzato che il gruppo si sia
concluso col progetto di diventare un gruppo di "auto-aiuto",
senza aspettare nuove ricette magiche dall'esterno, ma aprendosi comunque
al problema "fumo".
(1) L'equipe di lavoro era composta da: dr.a Codifava
e dr.a Banno', medici di base, dr. Bencivenni, dr.a Danesi, dr.a Rossi
e dr.a Dondi, psicologi.
(2) SIMAP, Servizio d'Igiene Mentale e Assistenza Psichiatrica. Il lavoro
di gruppo di cui si parla è stato possibile grazie anche alle sollecitazioni
del Responsabile del Distretto, il dr. G. Rossi e al consenso del Primario
del Servizio stesso, dr.ssa T. Montevecchi, che qui si ringraziano.
BIBLIOGRAFIA
Arnao G. (1982), La droga perfetta. Rapporto sul
tabacco da fumo disegnato da Vincino, Feltrinelli Editore, Milano.
Bion W. (1962), Apprendere dall'esperienza, Trad.
It., Armando, Roma, 1972.
De Polo R. (1994), Psicologia clinica e studio dei
gruppi, in: Imbasciati A., Fondamenti psicoanalitici della psicologia
clinica, Utet, Torino, pp.406-441.
Fasolo F. (1992), La fine della presa in carico,
Psichiatria Gen. Età Evol., 30, pp.323-341.
Fasolo F., Barillaro A.M., Cantù C., Cortese
G., Fava Viziello G. (1996), In breve volo. Quale stile di conduzione
per una terapia di gruppo a termine?, Archivio di Psicologia Neurologia
e Psichiatria, 1, pp.71-81
Lesourne O. (1984), Il grande fumatore e la sua
passione, Trad. It., Cortina Editore, Milano 1986.
Miglietta D. (1996), Lo psicodramma psicoanalitico,
relazione presentata nell'ambito della Scuola di Psicoterapia della COIRAG,
non pubblicata.
Rossi B. (1988), Svevo e il fumatore. Studio etimologico,
relazione presentata nell'ambito del Corso di Laurea in Psicologia, prof.
Tibaldi, per l'insegnamento di "Teorie della personalità";
lavoro non pubblicato.
Tibaldi G. (1988), La personalità estetica,
Cortina Editore, Milano.
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